Rigogliosi agrumeti che si estendono a perdita d'occhio intervallati da campi coltivati ad ortaggi e foraggiere e sullo sfondo l'Etna che fuma: questo è lo scenario da cartolina che si presenta a chi percorrendo l'autostrada Catania-Palermo attraversa la Piana di Catania. Questa realtà di stabilità e di sicurezza degli insediamenti produttivi, è il risultato di una costante e paziente attività di bonifica idraulica e irrigua che si è dispiegata per decenni e che ha dato vita al più importante polo di sviluppo agricolo della Sicilia.
Eppure, ancora negli anni del secondo dopoguerra, questa plaga della Sicilia orientale, a causa della concentrazione delle precipitazioni nei mesi di Novembre a Gennaio, era soggetta a continue esondazioni che trasformavano in acquitrino circa 10 - 15 mila ettari della zona centrale a più? bassa quota precludendo ogni possibilità di coltivazione fino a primavera e determinando lo sviluppo della malaria che impediva un insediamento umano stabile. Malaria e latifondo erano direttamente collegati al disordine idraulico che fu, a partire dagli anni 50, affrontato con decisione e mezzi, consentendo, con il risanamento idraulico e sanitario, l'insediamento di una agricoltura stabile ed efficiente, la creazione della "zona industriale" a Pantano d'Arci con il sorgere degli stabilimenti, lo sviluppo degli insediamenti urbani e turistici.
Le linee guida dell'intervento idraulico mirarono ad "imbrigliare" i torrenti delle Terre forti: Mendolocane, Rosa, Cuba, Cardillo e Cardinale, nonché Nitta, Librino e Bummacaro, e alla costruzione di canali allaccianti (Buttaceto e altri) che portassero a mare le loro copiose ed impetuose acque.
Risolto così il problema delle "acque alte" fu possibile convogliare le "acque basse" nel collettore Jungetto che smaltisce le acque dei fossi Passo Cavaliere, Castellana, Galici, Cardone, Vacirca, Gelso Bianco, Arcimusa, Palma, Primosole e Allegra.
Una volta resa "agibile" la zona centrale della Piana si è proceduto alla inalveazione dei corsi d'acqua principali.
L'arginatura del fiume Simeto, realizzata dal Genio Civile, ha consentito al Consorzio di procedere alla sistemazione delle aste vallive dei fiumi Dittaino e Gornalunga, evitando che le loro acque di esondazione ristagnassero nel bacino del Benante.
Si completava così la maglia principale degli interventi di difesa del Suolo prevista nello schema idraulico garante di un assetto territoriale stabile.
Eppure, ancora negli anni del secondo dopoguerra, questa plaga della Sicilia orientale, a causa della concentrazione delle precipitazioni nei mesi di Novembre a Gennaio, era soggetta a continue esondazioni che trasformavano in acquitrino circa 10 - 15 mila ettari della zona centrale a più? bassa quota precludendo ogni possibilità di coltivazione fino a primavera e determinando lo sviluppo della malaria che impediva un insediamento umano stabile. Malaria e latifondo erano direttamente collegati al disordine idraulico che fu, a partire dagli anni 50, affrontato con decisione e mezzi, consentendo, con il risanamento idraulico e sanitario, l'insediamento di una agricoltura stabile ed efficiente, la creazione della "zona industriale" a Pantano d'Arci con il sorgere degli stabilimenti, lo sviluppo degli insediamenti urbani e turistici.
Le linee guida dell'intervento idraulico mirarono ad "imbrigliare" i torrenti delle Terre forti: Mendolocane, Rosa, Cuba, Cardillo e Cardinale, nonché Nitta, Librino e Bummacaro, e alla costruzione di canali allaccianti (Buttaceto e altri) che portassero a mare le loro copiose ed impetuose acque.
Risolto così il problema delle "acque alte" fu possibile convogliare le "acque basse" nel collettore Jungetto che smaltisce le acque dei fossi Passo Cavaliere, Castellana, Galici, Cardone, Vacirca, Gelso Bianco, Arcimusa, Palma, Primosole e Allegra.
Una volta resa "agibile" la zona centrale della Piana si è proceduto alla inalveazione dei corsi d'acqua principali.
L'arginatura del fiume Simeto, realizzata dal Genio Civile, ha consentito al Consorzio di procedere alla sistemazione delle aste vallive dei fiumi Dittaino e Gornalunga, evitando che le loro acque di esondazione ristagnassero nel bacino del Benante.
Si completava così la maglia principale degli interventi di difesa del Suolo prevista nello schema idraulico garante di un assetto territoriale stabile.
Man mano che procedeva la bonifica idraulica dei terreni veniva realizzato il programma di penetrazione viaria delle zone "agibili" rendendole anche "accessibili".
Si realizzava così una rete stradale di bonifica, dello sviluppo di circa 220 Km, che consente il collegamento fra le principali arterie stradali e il raggiungimento di tutte le contrade del comprensorio.
Nella zona alta del Bacino Simeto l'impegno della bonifica è stato principalmente indirizzato alla sistemazione dei tronchi montani dei torrenti che solcano le pendici del bacino suddetto e dei suoi principali affluenti.
In particolare hanno trovato adeguate sistemazioni idrauliche i Torrenti Cutò, Martello e Saracena che, con la loro confluenza, danno origine al Fiume Simeto che è stato anch'esso sistemato fino al ponte della Cantera.
Oggetto di un intervento organico è stato il bacino del fiume Troina dove è stata realizzata la sistemazione idraulica-forestale dei corsi d'acqua ubicati a monte della progettata Diga di Bolo (S.Elia, Scaletta, Vignazza, Cosaro-Sciammo, Gurrida, ecc.). Analoghi interventi in tal senso hanno riguardato i Torrenti San Nicola - Corvo - Ponte Sciara, Bracconieri, Vallonazzo, Borgonovo, Acquasanta - Scavo. Nelle sopraindicate zone veniva contemporaneamente realizzata una rete viaria di penetrazione e collegamento.
Nella seconda metà degli anni '50, sul territorio della Piana di Catania, così bonificato sotto il profilo idraulico e viario, si avviava la realizzazione delle grandi opere di adduzione, ripartizione e distribuzione delle acque irrigue del Sistema Salso-Simeto (Serbatoio di Ancipa e Pozzillo, Traverse di Contrasto e di Ponte Barca) e del Sistema Ogliastro (Serbatoio Ogliastro o Don Sturzo) che, nel complesso, sottendono un territorio irriguo attrezzato di circa 53.000 ettari.
Si realizzava così una rete stradale di bonifica, dello sviluppo di circa 220 Km, che consente il collegamento fra le principali arterie stradali e il raggiungimento di tutte le contrade del comprensorio.
Nella zona alta del Bacino Simeto l'impegno della bonifica è stato principalmente indirizzato alla sistemazione dei tronchi montani dei torrenti che solcano le pendici del bacino suddetto e dei suoi principali affluenti.
In particolare hanno trovato adeguate sistemazioni idrauliche i Torrenti Cutò, Martello e Saracena che, con la loro confluenza, danno origine al Fiume Simeto che è stato anch'esso sistemato fino al ponte della Cantera.
Oggetto di un intervento organico è stato il bacino del fiume Troina dove è stata realizzata la sistemazione idraulica-forestale dei corsi d'acqua ubicati a monte della progettata Diga di Bolo (S.Elia, Scaletta, Vignazza, Cosaro-Sciammo, Gurrida, ecc.). Analoghi interventi in tal senso hanno riguardato i Torrenti San Nicola - Corvo - Ponte Sciara, Bracconieri, Vallonazzo, Borgonovo, Acquasanta - Scavo. Nelle sopraindicate zone veniva contemporaneamente realizzata una rete viaria di penetrazione e collegamento.
Nella seconda metà degli anni '50, sul territorio della Piana di Catania, così bonificato sotto il profilo idraulico e viario, si avviava la realizzazione delle grandi opere di adduzione, ripartizione e distribuzione delle acque irrigue del Sistema Salso-Simeto (Serbatoio di Ancipa e Pozzillo, Traverse di Contrasto e di Ponte Barca) e del Sistema Ogliastro (Serbatoio Ogliastro o Don Sturzo) che, nel complesso, sottendono un territorio irriguo attrezzato di circa 53.000 ettari.
L'attività dell'Ente continua ad esplicarsi con l'azione di mantenimento ed ammodernamento sia delle reti idrauliche che delle reti irrigue per conseguire sempre migliori risultati; nel primo caso per assicurare un "franco di bonifica" ed un "franco di coltivazione" adeguati al migliore sviluppo e produttività delle coltivazioni; nel secondo caso per conseguire quel consistente risparmio idrico reso possibile solo da una capillare ed accurata manutenzione delle reti ovvero ristrutturando ed adeguando le stesse, ove necessario.
Alla fine degli anni '70 il Consorzio ha redatto un programma di riconversione delle reti a canalette, oggi in gran parte sostituite da reti tubate, per consegnare alle aziende le acque in pressione ed evitare così gli sprechi e le perdite connaturate nel sistema di distribuzione mediante reti a canaletta.
La recente legislazione regionale, mentre conferma ai Consorzi di bonifica i compiti relativi alla manutenzione, esercizio e gestione delle opere e degli impianti irrigui e di bonifica, li predispone e avvia agli interventi di salvaguardia ambientale e di tutela delle acque.
Nell'immediato il Consorzio è impegnato a sollecitare e realizzare, per quanto di competenza, il completamento del Piano di riordino irriguo che prevede le opere di accumulo e gli impianti che consentano di assicurare nel tempo una costante ed esauriente dotazione di acqua irrigua per tutte le coltivazioni impiantate nel comprensorio attrezzato.
Alla fine degli anni '70 il Consorzio ha redatto un programma di riconversione delle reti a canalette, oggi in gran parte sostituite da reti tubate, per consegnare alle aziende le acque in pressione ed evitare così gli sprechi e le perdite connaturate nel sistema di distribuzione mediante reti a canaletta.
La recente legislazione regionale, mentre conferma ai Consorzi di bonifica i compiti relativi alla manutenzione, esercizio e gestione delle opere e degli impianti irrigui e di bonifica, li predispone e avvia agli interventi di salvaguardia ambientale e di tutela delle acque.
Nell'immediato il Consorzio è impegnato a sollecitare e realizzare, per quanto di competenza, il completamento del Piano di riordino irriguo che prevede le opere di accumulo e gli impianti che consentano di assicurare nel tempo una costante ed esauriente dotazione di acqua irrigua per tutte le coltivazioni impiantate nel comprensorio attrezzato.